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mercoledì 4 giugno 2014

ENRICO IL LOMBRICO

Enrico  il lombrico si alza, una mattina,
si accorge che è tardi e va in cucina.
Prende un caffè 
e si prepara… veloce come i leopardi.

 

“Voglio sperare

che tempo e fortuna,

non sulla luna,  

ma almeno al lavoro mi facciano andare”

 

Questa mattina striscia a perdifiato
per non perdere il treno da un poco già arrivato, che lo porta al lavoro.

Il suo capo è un severo castoro.


Però si ricorda della colazione
si ferma in pasticceria

con “ottima” intenzione

Dimentica il treno

seduto a tavolino, si gusta il pasticcino
leggendo il giornalino.
Non si accorge nemmeno del caffè,
per niente zuccherato
e per di più tutto raffreddato.


Dopo il caffè tutto di un sorso bevuto
ecco la nonna a dargli il benvenuto.

Chiacchiere, lagne baci e carezze

Fanno dimenticare giuste certezze.

 

“Al lavoro devo andare, dammi un bacino e fammi uscire”
Enrico il lombrico  così perde il treno  e lo vede tristemente partire.


“Voglio sperare

che tempo e fortuna,

non sulla luna,  

ma almeno al lavoro mi facciano andare”

 

Passerò per il bosco, troverò una scusa

Arriverò al lavoro e riempirò la cambusa.



S
trisciando per terra credendosi fico
entra in una serra,
si accorge al momento
con gran turbamento
che dentro la serra

c’è un albero antico, piantato per terra.
scalandolo presto
veloce e maldestro
tra le foglie di fico incontra un grande amico;
E’ 
Ugo il bruco: insieme cercano

per vie misteriose

mele succose

 

Uscito dal fico
caduto sul prato 
trova persino un gelato… bagnato;
ci si butta dentro. 
Poi, pieno, 
ignaro e sereno 

sdraiato su un prato
dorme beato.

 

Dopo il riposino, continua a vagare.

 

“Voglio sperare

che tempo e fortuna,

non sulla luna,  

ma almeno al lavoro mi facciano andare”


Nel centro del bosco : ecco , una casina! Con un campanello…
lo prova a suonare strisciandoci sopra
ed esce…un maiale 

Annibale è il nome del  il maiale, con aria sopraffina
gli mostra la sua fidanzatina
Parlano per tanto
e alla fine intonano un bel canto.
Tutto felice Enrico se ne va sulla strada per la città.

 

A tardo pomeriggio uscì da una cantina
un poco ubriaca,

una lumaca piccolina.

Amava il mare e anche giocare, ma Enrico il lombrico si limitò a salutare.

 

“Voglio sperare

che tempo e fortuna,

non sulla luna,  

ma almeno al lavoro mi facciano andare”

 

No.

 

Volava nel cielo 
un piccione affamato
in un velo di nuvole
dal colore ramato

vede il lombrico ( lui, il nostro amico)
Scende in picchiata
verso l'animale
con l'intenzione di mangiarlo
come fosse caviale.

Enrico lombrico molto furioso
 con se stesso, la nonna

…. e l’uccello goloso

Urla: BASTAAAAAAA Al piccione maldestro,
  per non vivere da sfortunato,
e per non essere  mangiato.

 

Enrico lombrico
viene subito mangiato 
dall’uccello assordato,
per fortuna in un sol boccone
finisce tutto intero nel pancione.

 

Con perizia ed esperienza,

lui del vomito era una scienza.

Lo sapeva provocare.

Tutto stonato si mise a cantare:

 

“ E’ per te…il colore delle foglie…..”

 

Senza fatica possiamo afferrare

Che il povero piccione fu costretto a vomitare.

 

“Voglio sperare

che tempo e fortuna,

non sulla luna,  

ma almeno al lavoro mi facciano andare”

 

 

“Divertirsi, mangiare e dormire

vorrei
e mai più rischiare di morire”

Tutto fiero del suo lavoretto,

un po’ offeso per il mancato rispetto,
 (sapete, aveva un sogno nel cassetto: cantare a Sanremo per puro diletto)
pensava a come trovare la via del lavoro

sperando di aggirare il temibile capo castoro. Magari con un trucco

…E a come  asciugarsi dal gastrico succo.

 

 “Voglio sperare

che tempo e fortuna,

non sulla luna,  

ma almeno al lavoro mi facciano andare”

 

Non si sa se per fortuna

Non si sa se per precisione

Il pennuto volatile lo vomitò davanti all’ufficio del padrone.

 

Che fifa, che strizza alla vista del direttore accigliato
che lo aspettava sull'uscio tutto adirato.

Quasi due ore dopo…
”Mi scusi”, si mise a proferire. “Ma il treno ho visto partire, 
per colpa della nonna e della sua  malinconia che mi dovetti sorbire!"

”Sei giovane e simpatico e ti voglio perdonare”

“Grazie”

“Prego, ma domenica mattina le due ore dovrai recuperare”

 ”……..”

 

domenica 11 maggio 2014

OPERE DI FIRENZE (by NICO) Firenze è universalmente riconosciuta come città dell'Arte, con un inestimabile patrimonio di architetture. Il cuore di Firenze è Piazza della Signoria, col Palazzo Vecchio, con la galleria di capolavori di sculture nella Loggia dei Lanzi e la vicina Galleria degli Uffizi. La cattedrale di Santa Maria del Fiore, con la cupola più grande mai costruita, e dall'enorme Campanile di Giotto, e il Battistero di San Giovanni, con le sue porte tra le quali spicca la dorata porta del Paradiso. Il fiume Arno,che divide in due la città, è attraversato dal Ponte Vecchio che è unico al mondo, con le caratteristiche botteghe di gioiellieri nelle casette costruite su di esso. Sul Ponte Vecchio si trova il Corridoio vasariano,che all'epoca della signoria permetteva il passaggio al sicuro dei nobili fiorentini dagli Uffizi fino ad Oltrearno. Firenze conta altri musei che sarebbero l'attrazione artistica principale di ogni altra grande città del mondo: la Galleria dell'Accademia, il Bargello o la reggia di Palazzo Pitti con i suoi otto musei tra cui la Galleria Palatina. Esempi di bellezza nell'arte sono la Venere di Botticelli e il David di Michelangelo. Firenze è Patrimonio dell'Umanità riconosciuto dall'UNESCO è stata ed è la "culla del Rinascimento" e dell'ingegno dell'Arte per cui c'è da essere orgogliosi di sentirsi italiani. Ha dato i natali ai più grandi geni,intellettuali, artisti, mecenati, guerrieri, poeti che il mondo abbia mai avuto, consentendo all'umanità di progredire nello studio della Scienza e delle Arti.