domenica 8 giugno 2014
giovedì 5 giugno 2014
mercoledì 4 giugno 2014
ENRICO IL LOMBRICO
Enrico il lombrico si alza, una mattina,
si accorge che è tardi e va in cucina.
Prende un caffè e si prepara… veloce come i leopardi.
“Voglio sperare
che tempo e fortuna,
non sulla luna,
ma almeno al lavoro mi facciano andare”
Questa mattina striscia a perdifiato
per non perdere il treno da un poco già arrivato, che lo porta al lavoro.
Il suo capo è un severo castoro.
Però si ricorda della colazione
e si ferma in pasticceria
con “ottima” intenzione
Dimentica il treno
seduto a tavolino, si gusta il pasticcino
leggendo il giornalino.
Non si accorge nemmeno del caffè,
per niente zuccherato
e per di più tutto raffreddato.
Dopo il caffè tutto di un sorso bevuto
ecco la nonna a dargli il benvenuto.
Chiacchiere, lagne baci e carezze
Fanno dimenticare giuste certezze.
“Al lavoro devo andare, dammi un bacino e fammi uscire”
Enrico il lombrico così perde il treno e lo vede tristemente partire.
“Voglio sperare
che tempo e fortuna,
non sulla luna,
ma almeno al lavoro mi facciano andare”
Passerò per il bosco, troverò una scusa
Arriverò al lavoro e riempirò la cambusa.
Strisciando per terra credendosi fico
entra in una serra,
si accorge al momento
con gran turbamento
che dentro la serra
c’è un albero antico, piantato per terra.
scalandolo presto
veloce e maldestro
tra le foglie di fico incontra un grande amico;
E’ Ugo il bruco: insieme cercano
per vie misteriose
mele succose
Uscito dal fico
caduto sul prato
trova persino un gelato… bagnato;
e ci si butta dentro.
Poi, pieno, ignaro e sereno
sdraiato su un prato
dorme beato.
Dopo il riposino, continua a vagare.
“Voglio sperare
che tempo e fortuna,
non sulla luna,
ma almeno al lavoro mi facciano andare”
Nel centro del bosco : ecco , una casina! Con un campanello…
lo prova a suonare strisciandoci sopra
ed esce…un maiale
Annibale è il nome del il maiale, con aria sopraffina
gli mostra la sua fidanzatina
Parlano per tanto
e alla fine intonano un bel canto.
Tutto felice Enrico se ne va sulla strada per la città.
A tardo pomeriggio uscì da una cantina
un poco ubriaca,
una lumaca piccolina.
Amava il mare e anche giocare, ma Enrico il lombrico si limitò a salutare.
“Voglio sperare
che tempo e fortuna,
non sulla luna,
ma almeno al lavoro mi facciano andare”
No.
Volava nel cielo
un piccione affamato
in un velo di nuvole
dal colore ramato
vede il lombrico ( lui, il nostro amico)
Scende in picchiata
verso l'animale
con l'intenzione di mangiarlo
come fosse caviale.
Enrico lombrico molto furioso
con se stesso, la nonna
…. e l’uccello goloso
Urla: BASTAAAAAAA Al piccione maldestro,
per non vivere da sfortunato,
e per non essere mangiato.
Enrico lombrico
viene subito mangiato
dall’uccello assordato,
per fortuna in un sol boccone
finisce tutto intero nel pancione.
Con perizia ed esperienza,
lui del vomito era una scienza.
Lo sapeva provocare.
Tutto stonato si mise a cantare:
“ E’ per te…il colore delle foglie…..”
Senza fatica possiamo afferrare

“Voglio sperare
che tempo e fortuna,
non sulla luna,
ma almeno al lavoro mi facciano andare”
“Divertirsi, mangiare e dormire
vorrei
e mai più rischiare di morire”
Tutto fiero del suo lavoretto,
un po’ offeso per il mancato rispetto,
(sapete, aveva un sogno nel cassetto: cantare a Sanremo per puro diletto)
pensava a come trovare la via del lavoro
sperando di aggirare il temibile capo castoro. Magari con un trucco
…E a come asciugarsi dal gastrico succo.
“Voglio sperare
che tempo e fortuna,
non sulla luna,
ma almeno al lavoro mi facciano andare”
Non si sa se per fortuna
Non si sa se per precisione
Il pennuto volatile lo vomitò davanti all’ufficio del padrone.
Che fifa, che strizza alla vista del direttore accigliato
che lo aspettava sull'uscio tutto adirato.
Quasi due ore dopo…
”Mi scusi”, si mise a proferire. “Ma il treno ho visto partire,
per colpa della nonna e della sua malinconia che mi dovetti sorbire!"
”Sei giovane e simpatico e ti voglio perdonare”
“Grazie”
“Prego, ma domenica mattina le due ore dovrai recuperare”
”……..”